mercoledì 31 dicembre 2008
Fate le debite proporzioni
Frugando in rete mi sono imbattuto in questa gif, che non è solo spettacolare dal punto di vista grafico, ma è anche magnifica sotto l'aspetto... chiamiamolo filosofico.
Mi è venuto da pensare alla pochezza delle nostre esistenze, ai tronfi nani che invadono ogni giorno tutti i nostri spazi audio-visivi, alla futilità della nostra aspettativa (latente, ma ben radicata in noi) di vita eterna, nonostante dovremmo renderci conto che siamo tutti quanti condannati a morte fin dalla nascita.
Ma ho pensato anche a quanto grande, misterioso, inesplorato sia questo nostro universo, a quali impensabili meraviglie deve nascondere dentro le sue profondità, a quante e quali forme di vita devono popolare i suoi infiniti pianeti.
Già... in fondo, fatte le debite proporzioni, noi siamo semplicemente microbi.
E a giudicare ciò che stiamo facendo al nostro corpo ospitante, nostra Madre Terra, siamo anche piuttosto dannosi.
Detto questo, non mi dispiacerebbe affatto trascorrere la prossima serata davanti ad un caminetto scoppiettante, con buona musica di sottofondo, con un'ampia scelta di prelibatezze e vini d'annata, in compagnia di un'avvenente microba.
domenica 28 dicembre 2008
Un casello e una domanda
Ieri parto come al solito verso le 13,30, prendo l'autostrada e arrivo al casello verso le 14.
Frugo e rifrugo dappertutto, mentre dietro di me arrivano altre due auto, ma non spuntano fuori nè monete, nè tagli più piccoli, introduco quindi il biglietto, sperando in cuor mio che sia giornata di sconti e che basti quello che ho, ma impietosamente la cifra che appare mi conferma l'ovvietà.
Infilo la mano nello scomparto e comincio a raccatare i dischetti metallici, mentre in coda alla fila il ragazzotto alla guida dell'utilitaria, con assetto da gran premio e dalla quale esce un PUNCI-PUNCI-PUNCI-PUNCI valutato attorno ai 5000 watt, comincia a dare segni di inquietudine dando un paio di accelerate.
Scendo, torno indietro, mentre alle prese con la macchina infernale c'è il vecchietto che era subito dietro di me.
Di solito non porto mai bazooka con me, ma in quel momento ho valutato seriamente l'utilità di un simile strumento.
Arrivo allo studio dove trovo il batterista, il padrone di casa è in Trentino e il riscaldamento acceso un'ora prima pare che neanche esista.
Stamattina comincio a collegarlo alle mie periferiche: monitor, mouse, tastiera... tastiera...
Domanda: è la coda del 2008 o è l'anticipo del 2009? ;)
sabato 27 dicembre 2008
Movie all'uopo
Ho trovato la giusta rappresentazione della locazione (simile a quella odierna qui) ed il perfetto fisarmonicista. ;)
martedì 23 dicembre 2008
Auguri!
Ilana Yahav è un'artista israeliana, con cosa crea le sue opere ve lo lascio scoprire da soli.
Mi piace come termina questo filmato e lo uso come augurio per il futuro, per tutti voi che passate da qui e anche per me.
domenica 21 dicembre 2008
Barone Rosso
Un po' di sano jazz.
Questo Red Baron di Billy Cobham è qui interpretato da Steve Fairclough e la sua Acoustic Band. Ebbi occasione di ascoltare questo chitarrista irlandese qualche anno fa assieme a Beppe Gambetta ed altri musicisti messi assieme da quest'ultimo: ambedue da non perdere!
mercoledì 17 dicembre 2008
Sai fare un tubo?
A chi un giorno vi dovesse dire "Non sai fare un tubo!", mostrategli questo video.
Si può far musica con qualunque cosa, persino con uno strumento vero, ma non solo. Questo Nicolas Repac è la prima volta che lo sento e non ho la minima idea se suoni o meno qualcos'altro, di sicuro so che ascoltando questo pezzo difficilmente si riesce a stare fermi.
venerdì 12 dicembre 2008
Padre
Un giorno ricevetti da un amico richiesta d’aiuto. Una sua lontana parente, della quale non ricordava neppure l’esistenza, era morta lasciandogli in eredità un piccolo appartamento. Si trattava di visitare quelle stanze cercando di scovare qualcosa di valore, prima di vendere tutto il loro contenuto e le mura stesse.
Ricordo che erano veramente poche le cose per le quali valesse la pena quantomeno del trasporto, ma prendendo in mano un vecchio libro, cadde a terra una lettera manoscritta, senza firma né data, piegata in quattro, ingiallita dal tempo, con i bordi resi secchi e fragili dalla polvere, cosparsa di macchie color della ruggine, l’inchiostro blu di penna stilografica, steso con calligrafia ordinata e minuta, oramai quasi illeggibile da quanto era schiarito.
Ne rimasi colpito e chiesi al nuovo proprietario se potevo tenerla per me; quello acconsentì e potei quindi portarmela a casa.
Non credo di avere il diritto di commentarla e quindi la trascrivo integralmente.
“In fondo, finch'é restato in vita, ho sempre vagamente detestato mio padre.
La sua barba ispida quando lo baciavo al ritorno da un viaggio, l’acre odore delle Nazionali Esportazione che sempre aleggiava nell’abitacolo della sua auto con la cenere che gli si allungava fino a cadere inevitabilmente sul pavimento.
Certo pure l'amavo.
Ma ero anche, in modo leggero quasi inavvertibile, in qualche maniera invidioso delle sue capacità manuali che gli permettevano di eseguire con la determinazione dell'esperto qualunque lavoro anche mai fatto in vita sua, della sua intelligenza che gli dava la possibilità di affrontare qualsiasi problema senza preconcetti, della sua calma, della sua simpatia, della sua bravura nella pesca, nel trovare funghi, della sua filosofia del vivi e lascia vivere, della sua capacità di mediare ogni incomprensione.
Insomma, io che ho sempre desiderato essere indipendente, libero, che ho sempre detestato gli insegnanti, che ho sempre ambito ad essere scevro da ogni obbligo materiale e morale nei confronti di chicchessia, al suo cospetto mi son sempre sentito inferiore.
E per queste ragioni, nonostante gli ultimi anni della sua vita mi avesse invitato periodicamente ad andare a pesca con lui, avevo sempre declinato l'offerta per mancanza di tempo o perché avevo qualcosa di più importante da fare, in realtà per evitare un disagevole confronto e a volte addirittura infastidito dalla sua presenza.
Quando i medici ci avvertirono che gli restavano solo sei mesi di vita, il tutto mi apparve finalmente chiaro; allora si che avrei preso la canna da pesca e l'avrei accompagnato in capo al mondo, godendo della sua presenza, assaporando ogni sua parola, gustando senza remore l'amore non dichiarato che ci legava l'uno all'altro. Ma era troppo tardi.
Per lui la stagione delle trote e dei funghi era finita, per me era iniziata quella del rammarico.
Ed ora che son passati più di dodici anni, che vedo le cose in una prospettiva diversa, che mi rendo conto di quanto ho imparato da lui, che sono padre a mio volta di un ragazzo ormai uomo nel quale mi pare a volte di avvertire gli stessi sentimenti miei di allora, credo di aver capito che i figli sono sempre migliori dei padri, se non altro perché anche inconsapevolmente fanno tesoro delle esperienze dei loro genitori, perché a loro appaiono più evidenti i difetti dei più anziani e faranno di tutto per evitarli, per essere meno egoisti, più onesti, più giusti.
Quindi mio figlio non dovrà mai, per nessuna ragione, sentirsi inferiore a me; sappia che avrebbe torto in pieno.
Lui é migliore.”
mercoledì 10 dicembre 2008
Piccoli strumenti crescono
Nevica anche qui, ma fortunatamente in rete si può navigare anche senza catene.
Nonostante non sia particolarmente attratto dagli strumenti elettronici, questo mi ha colpito: è l'ultima novità proveniente dal Giappone e il suo creatore Toshio Iwai l'ha chiamata Tenori-on.
Tralasciando le note tecniche, credo che la caratteristica davvero apprezzabile sia quella di poter far sbizzarrire anche chi di musica ne sa poco o nulla.
Il nome di questo strumento mi ha fatto ricordare una sera di tanti anni fa che accompagnai un'amica ad un concerto di musica operistica, dove tra gli altri si esibì il suo fidanzato, appunto tenore.
Fu per me la prima ed unica volta che ascoltai un'opera dal vivo e ne rimasi davvero impressionato.
Questo il resoconto di quella serata.
TENORI e TREMORI della terza decade di Maggio
Stasera andrò all'Opera.
Mi vestirò con cura cercando di rallentare i battiti cardiaci e di zittire i brontolii dell'anima, così da apparire bello fuori e dentro, da lasciare senza fiato. Però prima cercherò una catena grossa e non troppo lunga. Voglio legarvi il lupo, concedendogli una carezza prima di lasciarlo, mentre mi assicuro che il collare sia ben serrato. Che non mi segua, che non possa raggiungermi per leccarmi la mente né per mordermi il cuore. Lo voglio caldo questa sera il cuore. Libero di pulsare fino a farmi scoppiare il petto. E intanto conto i minuti che non passano mai, impaziente come non sono mai stato.
Sono forse io il tenore alla mia Prima?
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Come un rinoceronte in un negozio di cristallerie ho assistito allo spettacolo, badando a non muovermi troppo, a non grugnire né sporcare per terra. Mantenendo il mio spirito critico ma cercando di non trasformare le mie carine deviazioni in canine deiezioni.
Mi sono lasciato trascinare dalle rapide impetuose delle Emozioni Forti, pagaiando come un forsennato, a volte all'indietro, a volte a destra, a volte a sinistra, qualche volta, forse, in avanti, completamente frastornato. Tanto da non riuscire neanche a capire da che parte tirasse la corrente.
Buona musica però questa sera. Di quella che ti lascia il segno.
Persino troppo fine per le mie incompetenti orecchie.
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E poi, eterogeneo scampolo di umanità, ci siamo ritrovati tutti insieme a bere dal calice della spensieratezza. L'artista, l'eremita, la scettica, la pura, il sensibile, lo sconosciuto, la diffidente, l'esaurita, il mago e l'introverso. Tutti insieme. Di fatto senza conoscerci, fondamentalmente estranei uno all'altro e ciononostante, come per miracolo, felici. Abbiamo percorso quel breve tempo (sempre troppo brevi sono i momenti belli) godendo di noi, regalandoci gioia a vicenda.
Cosa chiedere di più?
lunedì 8 dicembre 2008
Greg Howard - Goodbye Pork Pie Hat
Greg Howard è a mio parere il miglior suonatore di Chapman Stick al mondo.
Il Chapman Stick è uno strumento abbastanza recente che porta sul grosso manico sia le corde del basso che le corde della chitarra, va suonato percuotendole con i polpastrelli e necessita di una indipendenza notevole.
Qui Howard interpreta Goodbye Pork Pie Hat del grande Charles Mingus.
martedì 2 dicembre 2008
Due marziani
A Jean du Yacht e a me, tali sono sembrati Enrico Rava e Stefano Bollani, ieri sera al Teatro della Corte di Genova.
Ironici, informali, coinvolgenti, aggressivi e dolci a seconda dei pezzi, con un'intesa così perfetta da sembrare una persona sola.
Insomma, semplicemente magici.
Mi scuso per la qualità del sonoro e del video, ma (naturalmente) ho scordato la fotocamera a casa e col cellulare mi sono azzardato a filmare solo la fine di questa "Estate" che ci hanno donato come ultimo bis.
Consiglio a tutti di non perdere l'opportunità di sentirli dal vivo alla prima occasione utile.