martedì 31 marzo 2009
mercoledì 25 marzo 2009
lunedì 23 marzo 2009
mercoledì 18 marzo 2009
Siamo già nel futuro
Quand'ero bambino divoravo gli Urania e fantasticavo su come sarebbe stato il futuro, l'anno 2000 rappresentava il traguardo auspicato per vedere le cose meravigliose che l'uomo sarebbe stato in grado di fare.
Mi immaginavo ponti che sfidassero la legge di gravità, aerei sfreccianti nel cielo e città con palazzi arditi che andassero a sfiorare le nuvole.
Be'... ora ci sono nel futuro... lo posso vedere, toccare con mano, ma i sogni di allora sono diventati incubi.
Dove un tempo c'erano alberi e prati...
... ora ci sono palazzi accatastati come frigoriferi in una discarica...
Mi immaginavo ponti che sfidassero la legge di gravità, aerei sfreccianti nel cielo e città con palazzi arditi che andassero a sfiorare le nuvole.
Be'... ora ci sono nel futuro... lo posso vedere, toccare con mano, ma i sogni di allora sono diventati incubi.


mercoledì 11 marzo 2009
Bollani
Seguendo il filo su un post di Bislacca, son capitato su questo tubovideo, che mi ha costretto a ripremere play per una quindicina di volte di seguito.
L'audio non è il massimo, ma vi invito a notare quanto bene ci stia la risata del bimbo alla fine del pezzo.
Già che ci sono aggiungo anche questo, perchè ridere fa sempre buon sangue! ;)
giovedì 5 marzo 2009
Attimi

Vi sono nella vita di ognuno di noi dei momenti magici nei quali il tempo si ferma e ci sentiamo leggeri, in perfetta armonia con quanto ci sta attorno ed acquisiamo quella sensibilità e quelle capacità inaspettate che ci avvicinano a Buddha, Allah o Dio.
L’uomo, già trentacinquenne, entrò in quello che una volta era il fienile dei suoi nonni oramai adibito a legnaia e volendo emulare l'agilità e la spericolatezza del ragazzino che saliva sui rami più sottili degli alberi, si arrampicò con un po' di fatica su in alto, fino alle travi che reggono il tetto e lì restò cavalcioni a quella centrale più grossa a vagare col pensiero di quando il fieno arrivava fin lassù.
L’uomo, già trentacinquenne, entrò in quello che una volta era il fienile dei suoi nonni oramai adibito a legnaia e volendo emulare l'agilità e la spericolatezza del ragazzino che saliva sui rami più sottili degli alberi, si arrampicò con un po' di fatica su in alto, fino alle travi che reggono il tetto e lì restò cavalcioni a quella centrale più grossa a vagare col pensiero di quando il fieno arrivava fin lassù.
Ricordò che un'estate prese l'abitudine di nascondercisi con i due coniglietti di sei mesi ciascuno, facendo attenzione a non farsi vedere da suo nonno, perché il fieno non andava schiacciato, altrimenti le bestie l'avrebbero mangiato mal volentieri.
Lì in quel piccolo universo loro tre giocavano a nascondino, coprendosi di erba secca per poi sbucare all'improvviso e balzare come predatori, rotolandosi avvinghiati, scavando gallerie, inebriandosi dell'odore del fieno e del loro, rincorrendosi, saltando fino a che stremati restavano supini e ansimanti accovacciati l'uno sull'altro.
Tre animali felici.
Quando la scomoda posizione lo fece tornare al presente e guardò verso il basso si rese conto che non sarebbe stato facile scendere e restò per qualche minuto interdetto e preoccupato.
Ma improvvisamente in lui qualcosa scattò.
Come se il suo corpo e la sua mente fossero all'improvviso ringiovaniti di vent'anni, si mosse con elasticità, senza pensare né al movimento che stava facendo né a quello che avrebbe dovuto fare subito dopo, si lanciò e si appese ad un trave parallelo a quello sul quale era seduto, dondolandosi si avvinghiò con una gamba ad un altro più basso, con un colpo di reni si portò in equilibrio su di esso e posandovi sopra il ventre si lasciò scivolare a terra. Restò a bocca aperta per lo stupore e nonostante sforzasse la mente, tutta la sequenza ed il tempo impiegato restarono come avvolti dalla nebbia, come se attingendo da energie a lui estranee avesse per un attimo messo a tacere corpo e mente ed avesse lasciato fare unicamente a loro.
Come se il suo corpo e la sua mente fossero all'improvviso ringiovaniti di vent'anni, si mosse con elasticità, senza pensare né al movimento che stava facendo né a quello che avrebbe dovuto fare subito dopo, si lanciò e si appese ad un trave parallelo a quello sul quale era seduto, dondolandosi si avvinghiò con una gamba ad un altro più basso, con un colpo di reni si portò in equilibrio su di esso e posandovi sopra il ventre si lasciò scivolare a terra. Restò a bocca aperta per lo stupore e nonostante sforzasse la mente, tutta la sequenza ed il tempo impiegato restarono come avvolti dalla nebbia, come se attingendo da energie a lui estranee avesse per un attimo messo a tacere corpo e mente ed avesse lasciato fare unicamente a loro.
Era entrato per un attimo in comunione con Dio Scimpanzè.
Iscriviti a:
Post (Atom)